C’era una volta il movimento delle femministe, sparito improvvisamente in occasione delle olimpiadi del 2024 dove un uomo ha potuto prendere a pugni delle donne e vincere la medaglia d’oro con il plauso e le ovazioni di quasi tutto il popolo, uomini e donne.
Dietro questa semplice osservazione si cela una mondo di distopia, propaganda, manipolazione e potere.
Sono riusciti a far digerire al mondo l’ennesima assurdità umana, ma ciò che è peggio è sparito il fantomatico movimento femminista.
In realtà la spiegazione è molto più semplice di quello che si crede, il movimento femminista ha le stesse origini e la stessa genesi di quello LGBT. Dietro questi movimenti ci sono i soliti potenti del mondo che gestiscono i popoli come delle mandrie, introducendo qua e là degli aggiustamenti. I popoli moderni, soprattutto quelli occidentali, nell’illusione di essere in democrazia accettano tutto di buon grado fidandosi e lasciandosi plagiare e plasmare dai media e dalla politica. Questo sistema di controllo, sempre esistito anche prima delle finzioni democratiche, serve a tenere il popolo ad uno stato di gregge da tosare.
Il movimento femminista è stato creato per distruggere il pilastro della società, quell’entità che teneva unite le famiglie, educava i giovani con principi e valori, e permetteva al genere umano di restare umano: “la donna”. La donna, a cui hanno fatto credere che essere casalinga sia una privazione, quasi un sopruso, era la guida di tutto il sistema sociale. Lavorava forse più dell’uomo, era una guida per i figli, li controllava, li seguiva e li consigliava, sempre in un’ottica umana, di valori, di rispetto. In una parola educava i figli, cosa che era scomoda a chi voleva invece poter manipolare i bambini ed i giovani per renderli bestie mansuete ed obbedienti. Tra l’altro per i potenti la donna che non lavorava rappresentava una perdita di manodopera, la donna lavoratrice ha aumentato gli introiti dei capitalisti con l’aggravante che se prima bastava uno stipendio per portare avanti una famiglia, oggi non ne bastano due.
Ecco che nasce il movimento femminista, anche le donne chiuse nelle fabbriche ad avvitare bulloni anziché fare le nobili cose che facevano prima. Ma si sentono emancipate, sono meno libere, fanno lavori spesso umili al pari degli uomini ma si sentono libere. Come sempre fanno passare per volontà un’imposizione, convincono il popolo bestiame a fare con convinzione quello che loro vogliono che faccia. Un cosa simile è avvenuta quando hanno convinto i contadini ad abbandonare i campi e la propria città per un lavoro malsano in fabbrica, così hanno nel contempo preso il controllo della produzione alimentare.
Distrutta la funzione della donna la famiglia non esiste più, sono più i divorzi che i matrimoni sani. I giovani sono allo sbando, bestemmiano come intercalare, sostituiscono gli ausiliari essere ed avere con parolacce, organizzano festini a base di spinelli e droghe, ma si sentono realizzati perché prendono una laura che nel frattempo è stata resa poco più che un corso di specializzazione part-time.
Una società già distrutta ma che deve ulteriormente essere annichilita eliminando radicalmente il concetto di famiglia, ultimo baluardo di educazione decentralizzata e libera, ma anche per scopi demografici, siamo troppi anche come bestiame. Ecco che nasce il movimento LGBT che con la complicità dei soliti media e della politica, secondo il metodo piramidale che ho piegato in altri articoli, diventa quasi un vanto, se non sei “fluido”, “bisex”, “omosex”, dopo le olimpiadi pare anche “intersex”, non sei nessuno. I giovani preparati come spiegato sopra, accettano di buon grado e via a belare per il resto della vita convinti di essere liberi nel fare quello che gli viene imposto.
Il fatto che queste olimpiadi siano iniziate all’insegna del satanismo, cosa sempre più frequente in tutti gli avvenimenti importanti (Sanremo docet) è solo una ulteriore conferma del fatto che chi muove i fili lavora per il male, non ci possiamo meravigliare quindi che esistono le guerre, ne se domani una guerra toccherà a noi, tra una chiacchiera inutile ed un’altra.