Il fatto che si torni a parlare di nucleare nonostante due referendum la dice lunga su quanto conti la volontà popolare. Chiaramente, loro, i burattini della politica nelle mani dei padroni, quelli che per capirci devono gestire il popolo mentre viene schiacciato, non possono che inventare una scusa. In genere le scuse vengono pompate dai media complici e alla fine molti ci credono, si convincono e diventano i “so tutto io” del pensiero unico e del conformismo, ed insultano chi resta lucido.
Per quanto le tecnologie sulla produzione di energia nucleare si possano essere evolute, il principio di base è sempre il solito, non è mai stata tra l’altro messa in esercizio la tecnologia della fusione nucleare, per cui i problemi derivanti da rischi agli impianti, come in caso di catastrofi o guerre, ed il problema delle scorie, restano sostanzialmente invariati.
Fatta questa breve premessa, per rispondere a chi leggendo non fosse d’accordo a quanto espresso, resta il fatto che è in atto ed in vigore una scelta popolare, confermata due volte ed ancora valida, per cui comunque un governo serio, oltre che ciascun politico serio, dovrebbe chiedere una nuova consultazione.
Ammesso comunque che si volesse ignorare la volontà popolare, la questione più ostica è: dove si costruiscono gli stabilimenti?
Tutti i “so tutto io” del pensiero unico che sostengono il nucleare dando dell’ignorante a chi è contrario, cosa farebbero se il luogo deciso dai burattinai fosse a qualche chilometro da casa loro? Molti dicono si al nucleare perché pensano che alla fine si costruirà nelle regioni del sud dove intenzionalmente viene mantenuto uno stato di bisogno per poi imporre una fonte di malattie e di morte come opportunità lavorativa. Questo in Sicilia è già accaduto con le raffinerie e le varie centrali che hanno devastato Priolo, Milazzo, ecc. La mortalità qui è sempre stata alta e sempre lo sarà finché ci saranno quegli ecomostri, ma la propaganda è talmente insidiosa che li ha convinti che è giusto così perché quelle fonti di morte e malattie danno il maledetto dio stipendio.
In definitiva non è eticamente e moralmente giusto prendere il fuoco con le mani degli altri, confidare nel fatto che i danni saranno per gli altri ed i vantaggi per noi, anche perché comunque, per chi egoisticamente se ne frega, non è detto che vada proprio così.
Se dite si al nucleare e per qualche motivo, non improbabile, una centrale ve la ritrovate nel vostro paese, beh a quel punto ve la tenete, i poliziotti, servi dello stipendio anche loro, vi prenderanno a manganellate senza esitazione.
Analizziamo però la questione da un punto di vista economico ed energetico.
Sempre parlando ai “so tutto io” del conformismo, vorrei spiegare che il nucleare lo vogliono i soliti capitalisti, gli stessi che hanno in mano il petrolio, le altre forme di energie e le altre risorse, la finanza, la medicina, le tecnologie, le armi, e che forse ultimamente vogliono anche il controllo totale del cibo.
Una centrale nucleare ha un importante rendimento economico, molto maggiore del termoelettrico, un business pazzesco, a loro non importa certo dei danni collaterali. Fonti alternative, come il fotovoltaico, sarebbero economia distribuita, ogni cittadino potrebbe diventare un piccolo produttore, e questo a loro non sta bene. Attenzione però, geni del “so tutto io”, non mi riferisco alle infinite distese di pannelli che ricoprono campagne e praterie, quelle le fanno sempre i capitalisti di cui sopra, chiaro? Mi riferisco ad una larga distribuzione di pannelli sui tetti e sul cemento già presente nel mondo. La resa dei pannelli fotovoltaici moderni, unitamente ad altre moderne tecnologie di accumulo, ci potrebbero rendere anche indipendenti dalle multinazionali della distribuzione semplicemente riempiendo le terrazze ed i tetti di pannelli, e questo loro non lo vogliono.
(Nota: il problema grandine si risolve con opportune protezioni).
Ma oltre al fotovoltaico, l’idroelettrico, magari basato su nuove e piccole dighe distribuite su tutto il territorio, potrebbero permettere di regolarizzare e modulare la produzione energetica secondo il fabbisogno, ed anche modulare l’afflusso di acqua a fiumi e torrenti per evitare alluvioni e siccità, cosa molto attuale e non trascurabile.
Esistono poi altre fonti energetiche rinnovabili che si possono utilizzare in modo opportuno e razionale, e non è certo un problema se, magari per un po’, una parte resta a carico del termoelettrico.