Sab. Lug 27th, 2024

Cosa si nasconde dietro la semplice frase “mi fido della scienza”?

Molti di noi, forse la maggior parte, hanno assunto un atteggiamento culturale, dettato dalla consuetudine diffusa, che non ha eguali nella storia dell’essere umano. Cronologicamente noi saremmo parte dell’homo sapiens, ma solo perché nessuno dopo di noi ci ha attribuito un nome diverso. Immaginiamo di andare nel 1.000.000 d.c., che nome dareste all’uomo di oggi?

L’aspetto che più di tutti caratterizza il genere umano degli ultimi tempi e che lo rende diverso dall’homo sapiens è il concetto di “organizzazione sociale”. Detta così sembra una cosa buona, qualcosa che è espressione di ordine ed efficienza. Effettivamente così dovrebbe essere se non fosse che l’uomo non è una macchina. Si parla tanto di intelligenza artificiale, questa sta già sostituendo l’uomo in molte attività, ma difficilmente l’intelligenza artificiale somiglierà all’intelligenza umana per un aspetto critico, un aspetto che è alla base forse della maggior parte dei problemi del genere umano al giorno d’oggi.

L’uomo, che è diventato l’animale più evoluto per alcune sue peculiarità fisiologiche, è oggi vittima di una di esse. Le caratteristiche che hanno avvantaggiato l’uomo sono: il pollice opponibile che gli ha dato una grande manualità oltre che la capacità di muoversi negli alberi; la capacità di stare eretto avendo quindi le braccia libere; l’opponibilità delle braccia stesse che gli permette di spostare gli oggetti e per finire l’intelligenza. L’intelligenza forse in realtà è stata stimolata dalle altre caratteristiche fisiologiche, ma non possiamo comunque negare che l’uomo è più intelligente delle altre specie.

L’intelligenza dell’uomo gli ha permesso di creare attorno a se un ecosistema che gli permette, nella stragrande maggioranza dei casi, di vivere nell’abbondanza, o comunque nel benessere. L’uomo di oggi riesce a soddisfare i propri bisogni primari con estrema semplicità. Il problema qual’è? Il problema è che gli istinti sono quelli di sempre. Gli istinti servivano all’uomo animale per guidare il comportamento al fine dell’auto protezione, della protezione della specie e dell’evoluzione.

Gli istinti primordiali con i mezzi contemporanei diventano un problema!

L’obesità è una della espressioni di questo conflitto di circostanze. L’uomo tende a diventare obeso perché la sua intelligenza gli ha permesso di avere molto cibo, creare cibo che rispecchia le pulsioni dell’organismo e quindi che piace molto, il tutto amplificato dal sistema economico che spinge i consumi. Tutto questo, unito all’abbondanza determina l’obesità. Questo però non riguarda solo l’alimentazione, riguarda ad esempio anche l’istinto riproduttivo che ha portato oggi al mondo, permettetemi, perverso che viviamo. Questo fa capire come l’intelligenza, che in passato ha permesso all’uomo di essere una specie più evoluta, oggi rappresenta un problema. Un problema subdolo perché per capirci l’uomo nel vivere come vive si sente nel giusto, la sua intelligenza lo fa sentire nel giusto perché soddisfa i bisogni, ma se ci stacchiamo un attimo dai bisogni primordiali ci rendiamo conto che forse non è così.

Proseguiamo il percorso logico che ci porta allo scopo di questo testo, ovvero “mi fido della scienza”.

Se dovessi essere vivo nell’anno 1.000.000 d.c. definirei l’uomo “homo demandantus”.

Una delle conseguenze dell’intelligenza umana, una delle caratteristiche dell’ecosistema che l’uomo intelligente ha creato per soddisfare i bisogni, è stata l’organizzazione sociale. L’uomo ha creato i presupposti per soddisfare uno dei tanti bisogni che aveva, il riposo, la comodità, il risparmio energetico del proprio corpo, e lo ha fatto creando una società organizzata dove l’individuo si deve occupare di poche cose, per le altre si “demanda”. Per capire perché questo è un problema basta pensare al condominio. Chi vive in condominio sa benissimo che demandare l’amministrazione ad un responsabile esterno è necessario (non mi dilungo su questo), ma non è quasi mai una soluzione efficace. Stesso discorso per la politica, demandiamo degli amministratori dello stato e le conseguenze sono sotto gli occhi di tutti.

Tornando al confronto tra l’intelligenza artificiale e quella umana, il problema dell’intelligenza umana è l‘ego. Una macchina esegue delle istruzioni e per quanto possa auto-apprendere, di base lo scopo non sarà mai riconoscersi come entità e portare beneficio a se stessa (tranne che l’uomo non sia così stupido da programmare la macchina per questo). L’uomo è purtroppo programmato dalla nascita per riconoscersi come individuo e per portare benefici a se stesso. Questo ha fatto si che il mondo sia pieno di persone scorrette, di potentariati, di massonerie, di baronati, di centri di potere, raccomandazioni, corruzione, etc. etc. etc.

Eccoci al punto. Uniamo i due aspetti discussi:

VOGLIA DI DEMANDARE + EGOISMO

Quello che succede quindi è che da un lato c’è la voglia di demandare per ottenere più risultati con meno sforzo, chi viene incaricato ad assolvere ad una funzione invece finirà per fare i propri interessi. Il problema grosso è che è troppo comodo demandare e quindi l’intelligenza si trova in un paradosso, da un lato è giusto demandare, perché è comodo e si vive meglio, dall’altro demandando si è soggetti all’egoismo degli altri. Purtroppo demandare spesso prevale ed eccoci come siamo.

Siamo arrivati alla conclusione. Il mondo della scienza, come quello della medicina e come tutto il resto è pieno di egoismi. Chi ha conosciuto il mondo dell’università sa quanto incidano le raccomandazioni nel percorso di studi, sa che per fare carriera all’interno del mondo scientifico ci vuole la “spintarella”. Tutto il sistema scientifico è come una grande mafia, con la differenza che la mafia non si credere detentrice del sapere. Il sistema delle pubblicazioni scientifiche stesso, quelle pubblicazioni che per intendersi rendono gli studiosi “scienziati”, è basato su un sistema praticamente massonico. Le pubblicazioni scientifiche sono i titoli che rendono il curriculum adeguato a fare carriera e diventare, ad esempio, professori. Conta poco se quelle pubblicazioni hanno realmente un valore scientifico, o se in quelle pubblicazioni c’è veramente contributo della persona interessata. Delle volte ci si scambiano i nomi, io metto il tuo nome nella mia pubblicazione, tu metti il mio nella tua. I professori spesso mettono il loro nome nelle pubblicazioni dei ricercatori/allievi senza magari averci perso neanche un minuto. Le tanto decantate pubblicazioni scientifiche sono un paradosso di per se. Prima di tutto perché a valutarle sono gli stessi che le pubblicano, tra di loro non si pestano certo i piedi. In oltre, se le pubblicazioni riguardano argomenti nuovi, studi nuovi, esperimenti e misurazioni nuove, come fa a valutarle chi le vede per la prima volta? Si potrà valutare il metodo ma non il contenuto.

Insomma la scienza è forse la cosa più corrotta che l’uomo abbia mai conosciuto, al pari della politica. Parlando di medicina le cose si complicano ulteriormente, nel caso della medicina ci sono interessi enormi, sia perché la salute è una delle necessità più importanti per l’uomo e quindi “l’intelligenza” gli dedica molte risorse, ovvero per la salute si è disposti a spendere tutto; sia perché dietro il mondo della medicina si muove molta spesa pubblica con annessi e connessi. Le case farmaceutiche hanno un potere economico tale che entrano in tutto gli organi che hanno attinenza con il mondo della salute. In primo luogo entrano proprio nella formazione universitaria dove formano i medici del futuro, medici che finiranno col fidarsi delle case farmaceutiche e che magari non si fidano dei rimendi naturali, perché “cosi c’è scritto  sui libri”. Ma secondo voi, le case farmaceutiche non mettono mano anche sui libri? Non sponsorizzano i professori che li scrivono, oltre che i professori che insegnano all’università? Non parliamo poi dei regali che i medici ricevono nel corso della loro carriera.

Una circostanza che ad alcuni lettori può sembrare molto significativa, per altri invece sembra fuori tema. Lo sapete come hanno fatto a rendere il sistema operativo per PC di Microsoft, l’MS-dos, che poi si è evoluto in Windows, monopolista a livello mondiale? Lo hanno inserito prima degli altri nell’informazione, nelle scuole. Il proprietario della Microsoft è un certo Bill Gates che pare abbia le mani in pasta anche nel mondo farmaceutico. Fate voi.

Per concludere dire “mi fido della scienza” e solo un modo per assecondare quelle parte della nostra intelligenza che ci vuole fare risparmiare fatica, energie. La scelta più comoda per capirci, ma non la più giusta. In questo caso il paradosso dell’intelligenza dovrebbe propendere verso la diffidenza visto che si tratta della salute che è una delle finalità primarie dell’intelligenza, ma purtroppo aver per tanto tempo assecondato la tendenza a schivare la fatica ci ha resi “smidollati” e scegliamo la via più breve anche quando di tratta di salute.

Fidarsi della scienza è il peggiore paradosso dell’intelligenza umana, in questo caso l’intelligenza sceglie la strada sbagliata pur sapendo che è sbagliata perché è la più comoda. Una distopia nata dal benessere, una specie di “errore critico di sistema” che nasce come effetto inerziale dei benefici dell’intelligenza stessa.

Per capire come stanno le cose risguardo il COVID19 ho dovuto dedicare gran parte del mio tempo per oltre un anno, cercando notizie ovunque e verificando di volta in volta le fonti, la logica e la rispondenza ai fatti. Ho impiegato molte energie, avrei risparmiato molto fidandomi della scienza. Ora so però che il COVID19 si può curare ma c’è una volontà da parte di varie realtà potenti nel mondo a riempire gli ospedali per spingere le vaccinazioni. La mia intelligenza mi porta a capire che non può essere nel mio interesse che anziché curarmi con delle cure sicure mi vogliano inoculare una terapia genica sperimentale. Probabilmente ho avuto la fortuna di non essere stato vittima dell’inerzia dei benefici dell’intelligenza ed ho preferito scegliere la salute invece che la comodità di “fidarmi della scienza”.

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