Sab. Apr 20th, 2024

Scrivo questo testo per incoraggiare chi ha perso le speranze in questo momento di stato di regime totalitario. Molti non capiscono come sia possibile quello che viviamo, non si spiegano come e perché la gente sembra non capire e non vedere. Questo testo vorrebbe, in modo sintetico, svelare alcune cause della distopia che viviamo in modo che avendole chiare ciascuno può tentare di porre in essere le strategie giuste per superarle o comunque cercare di farle capire a chi ne è vittima. Le prospettive attuali non sono belle, già paventano nuovi virus e nuove restrizioni, i virus servono chiaramente a giustificare le restrizioni che portano alla dittatura, riuscire a risvegliare la gente è vitale per uscire dall’incubo.

Il primo concetto da focalizzare riguarda l’intelligenza collettiva, la psicologia delle masse.

Dobbiamo immaginare la società degli uomini come una rete di neuroni che formano un unico cervello, la comunicazione rappresenta le sinapsi tra i neuroni. In pratica siamo un unico grande cervello in cui ogni neurone è a sua volta un cervello, un potenziale pazzesco. La domanda che ci si potrebbe porre è come può un cervello così ricco di potenziale intellettivo fare gli errori che vediamo ogni giorno. Gli errori sono molteplici, dalle guerre alle dittature passando per le abitudini distruttive e penalizzanti.

La spiegazione è l’interruzione delle sinapsi, ovvero l’”incomunicabilità”.

Il punto chiave quindi è capire perché si è sviluppata l’incomunicabilità, in cosa consiste, a cos’è dovuta e chi l’ha creata.

Per capire l’incomunicabilità iniziamo da te che stai leggendo: “ti sei chiesto chi è che scrive? Che conoscenze ha chi scrive? Perché dovresti dedicare tempo a leggere questo articolo se non sai se puoi credere a chi scrive?”. Te lo sei chiesto? Ecco, questa è la prima causa dell’incomunicabilità.

Se ti dicessi di essere ad esempio un medico, istantaneamente mi collocheresti in un ambito ben preciso, precostituito, una sorta di contenitore di opinioni e preconcetti frutto delle esperienze e delle conoscenze di una vita. In pratica filtreresti senza neanche renderti conto quello che dico con una specie di filtro selettivo, alcune cose possono passare altre no. La domanda classica che mi fa infuriare quando parlo con qualcuno è: “ma tu sei medico che dici questo”, oppure: “ma tu sei scienziato, o avvocato…”.

Se un filosofo per una sua passione si studiasse nel dettaglio il funzionamento del transistor, solo del transistor. Del transistor potrebbe conoscere vita, morte e miracoli, ma questo non farebbe di lui un ingegnere elettronico, ma del transistor potrebbe sapere molto di più di qualsiasi ingegnere elettronico. Il pregiudizio, il filtraggio, impediranno ad un filosofo di esprimere opinioni sul transistor nonostante ne sappia più di qualsiasi ingegnere elettronico. Questo è solo un esempio, verosimile ma ipotetico. Di esempi reali ne possiamo trovare infiniti nelle discussioni di tutti i giorni. Il pregiudizio legato al titolo o alla credibilità riconosciuta di chi esprime un’idea diventa in definitiva un ostacolo alla comunicazione, la comunicazione è limitata a quanto rientra in degli schemi e dei preconcetti predeterminati e preformati.

Perché questo diventa in problema grosso? Molto grosso. Il discorso è molto ampio, non si può sintetizzare troppo, magari potete approfondire quanto sto per dire con l’articolo: “(non) mi fido della scienza”. Da quell’articolo capirete che questo filtro, basato su preconcetti, ci porta a credere ciecamente a chi riteniamo essere idoneo alla trattazione, mentre impediamo di esprimersi agli altri. Chi è titolato a parlare potrebbe però essere indottrinato, potrebbe non essere lucido nelle sue valutazioni perché i suoi studi sono stati fatti su testi che contengono degli errori o delle inesattezze. La formazione spesso è anche indottrinamento ed in alcuni casi qualcuno lo applica nella formazione con scopi ben precisi. Per contro chi invece ha fatto percorsi differenti, fosse anche l’uomo della strada, potrebbe aver visto qualcosa che gli ha fatto percepire degli spetti che chi è indottrinato e convinto di “sapere” perché ha “studiato”, non percepisce.

Chi è titolato potrebbe anche avere doppi fini, o essere corrotto, potrebbe quindi sfruttare la sua posizione per interessi propri e dire delle verità funzionali e non reali, e l’uomo della strada potrebbe aver capito l’inganno e cercare di denunciare il falso. Questo se vogliamo è quello che viviamo oggi, il pensiero unico imposta dalla televisione rappresenta la verità riconosciuta, noi “complottisti” siamo l’uomo della strada.

Questo appena detto rientra, assieme ad altri aspetti, nel concetto di “zona comoda”, espresso sostanzialmente nel su detto articolo. Il fatto di demandare riduce l’impiego di energie e ci fa vivere meglio. Demandare significa non solo affidare il proprio destino ai politici, all’amministratore di condominio o alla scienza, ma anche fidarsi ciecamente della figura professionale o dell’esperto. Fidandoci ciecamente non dobbiamo fare fatica cercando, ad esempio, di verificare le informazioni avute o anche solo avere una propria opinione. Anche ragionare per formare una propria opinione richiede tempo ed energia e non ne abbiamo mai.

Quindi la zona comoda ci porta a non pensare, a non avere una nostra opinione e a non dover approfondire e verificare. Questa caratteristica, ben nota agli strizza cervelli del mainstream, fa sì che le persone vengano ipnotizzate dalla televisione, vengono manipolate e plagiate a piacimento. Lo schema è semplice, le notizie vengono date in un certo ordine e spinte più a o meno secondo il peso che gli si vuole dare. Per evitare che la gente pensi viene proposto il parere dell’esperto di turno. Quindi, notizia presa per buona perché da fonte “ufficiale”, opinione in merito preconfezionata, bombardamento continuo se necessario, questa è una strategia mediatica funzionale ad applicare una programmazione neuro linguistica per controllare il nostro pensiero ed i nostri comportamenti. La nostra vita, le nostre scelte e le nostre abitudini sono frutto di una programmazione subita negli anni dai media. Non è necessariamente una programmazione fatta in modo premeditato o criminale, può essere semplicemente frutto di un sistema che considera le persone consumatori, quindi un’opportunità ma anche problema.

In questo momento vi sentite esclusi da questa ipotesi, giusto? Credete che voi non ne siate vittime. Questo aspetto meriterebbe un articolo dedicato, ma provate per un attimo a valutare se tutto quello che fate giornalmente, se anche le scelte che avete fatto, sono veramente frutto di una vostra scelta o se il “così fan tutti” vi ha molto condizionato. Un esempio emblematico di Totò-iana memoria è il bombardamento mediatico per l’acquisto di elettrodomestici a cambiali… GRANDE TOTO’. Il vivere nel debito è un’abitudine molto diffusa ma funzionale a chi ci vuole controllare. Chi, ad esempio, oggi non ha dei soldi messi da parte forse cede al vaccino imposto dal regime per non perdere lo stipendio.

Un altro aspetto che compromette la comunicazione è il concetto di appartenenza. Se notate in tutte le argomentazioni della vita quotidiana c’è sempre una divisione, spesso netta, tra chi la pensa in un modo e chi la pensa in modo diverso. Il più delle volte la tendenza è ad estremizzare, se non sei a favore sei contro, per cui o sei di destra o dei di sinistra, a sei vax o sei no-vax, o sei juventino o non lo sei. Questa tendenza a dividersi, o ad unirsi secondo i punti di vista, è uno dei limiti maggiori della comunicabilità. La tendenza è quella di fare squadra con chi la pensa come noi e di combattere contro chi sta dall’altro lato. Non si mette in conto, né che magari gli altri possono in alcuni casi avere ragione, né che magari ci sono altre opzioni o posizioni intermedie che possono essere più giuste ed equilibrate. Questa incomunicabilità fa sì che se solo esprimi un’opinione che non è perfettamente in linea con quell’area di appartenenza allora stai dall’altro lato. Non puoi essere, ad esempio contro l’immigrazione per dei motivi magari logici e comprensibili, se sei contro l’immigrazione sei un razzista e quindi un fascista. Stessa cosa ovviamente in direzione opposta. Allo stesso modo non puoi avere dubbi sui vaccini senza essere no-vax. Potremmo continuare in eterno ma credo che il concetto sia chiaro.

Schierarsi è sempre un modo di scegliere una zona comoda. Se io mi schiero con una corrente di pensiero non devo fare fatica ad avere una mi opinione, basta sposare quella della corrente a cui appartengo. Inoltre, essendo parte di una collettività uniformata ad un pensiero unico non posso “sbagliare”, non posso essere accusato di aver sbagliato o di fare e pensare qualcosa di malsano, sono come tutti gli altri per cui sono “a posto”.

Per completare questa parte del ragionamento possiamo dire che la strada giusta dovrebbe essere ascoltare sempre l’interlocutore, senza pregiudizi positivi o negativi, verificare prima la logica del contenuto, chiedere magari chiarimenti, verificarne eventuali fonti o dimostrazioni a supporto, e solo dopo chiedere se serve la preparazione e la formazione di chi parla, e magari anche verificare se in quello che l’interlocutore mi dice ci può essere un doppio fine. Se un maestro zen dopo una bellissima spiegazione delle energie della vita prova a vendermi il folletto qualche dubbio mi deve pur venire.

Per completare il quadro, e per completare l’argomento dobbiamo parlare di ego. L’ego è quello che ci allontana dalla nostra parte animica, ma qui andiamo in un argomento molto ampio, in parte trattato nell’articolo “i bambini non si toccano….”.

Perché l’ego? In realtà l’ego è l’altra faccia della zona comoda. Quando interagiamo con qualcuno purtroppo lo facciamo con proiezione del nostro io. Cerco di spiegare il concetto, un atteggiamento frequente ma per fortuna non onnipresente. Se tu che non sei medico mi parli di medicina mi metti in difficoltà, perché tu sai più di me in questo argomento? Non sei medico, hai forse delle capacità che io non ho? Hai fatto forse qualcosa che anche io avrei dovuto fare? Ho forse fallito io? No, tu non sei medico e non ti permetto neanche di parlare di questo argomento.

Altro aspetto è la diffidenza, TU potresti ledere i MIEI interessi. Perché mi stai dicendo questo? Non ci guadagni niente? Non può essere, lo fai perché ti conviene e vuoi convincere anche me. No non ci casco IO sono meglio di te e non ho bisogno di te.

Anche la scelta della zona comoda è forse frutto dell’ego, non ci si pone il dubbio se è giusto o meno, è comodo ed a noi conviene così. L’ego è quello che toglie etica, morale, fratellanza, amore, comprensione, ecc. ecc. e ci rende quegli esseri cinici che alla fine permettono l’esistenza, ad esempio, delle discriminazioni raziali o “vaccinali”. Se oggi assistiamo ad una società divisa, dove tutto è lecito se fatto contro chi non rispetta il pensiero unico, è dovuto all’ego, ed è su questo aspetto che punta molto il dittatore, il grande fratello. Come ogni dittatore anche quello dei nostri tempi toglie dai ruoli chiave, come istruzione, forze dell’ordine, forze armate ed in questo caso sanità, i possibili dissidenti. Sospendendo i non vaccinati sa di mettere persone che diventeranno spietate contro i dissidenti perché per loro è meglio così, il loro ego li rende cechi e si scordano tutti i valori di cui hanno tanto parlato e di cui hanno tanto sentito parlare.

Ecco i link agli articoli discussi sopra:

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