Gio. Mag 2nd, 2024

I pericoli delle AI risiedono più nella percezione che se ne ha che nella AI stesse, per questo è utile fare chiarezza.

Le intelligenze artificiali sono la naturale evoluzione della normale programmazione informatica. Un programma tradizionale consiste in una serie di istruzioni che possono dare evoluzioni diverse in base a delle “scelte condizionate”, ovvero delle condizioni che determinano quali istruzioni devono essere eseguite a seguire. Le scelte condizionate però, nei programmi tradizionali, sono limitate e devono essere inserite in fase di creazione del programma stesso. Le AI sono, grossomodo, dei sistemi in cui le scelte condizionate diventano dinamiche, vengono create o incrementate con algoritmi di auto apprendimento.

Possiamo quindi dire da subito, scatenando l’ira dei fanatici, che le A.I. non sono delle vere intelligenze ma solo dei programmi evoluti.

E’ vero che quanto sopra descritto è una forte semplificazione, dato che esistono diverse tecnologie che implementano le intelligenze artificiali, ma nella sostanza “questo è”. Alcune intelligenze artificiali hanno un livello elevato di “astrazione”, di fatto non si ha più controllo di ciò che accade e di come “ragionano”, ma di fatto sono pur sempre solo dei programmi evoluti.

Cosa fa differire una intelligenza artificiale dall’intelligenza umana e meglio che non si sappia, a qualcuno potrebbe venire qualche strana idea. Non è tuttavia immaginabile che si possa realizzare un’intelligenza artificiale paragonabile a quella umana in quanto non esiste ancora la tecnologia elettronica adeguata per implementarla.

Premesso ciò va però precisato che questo tipo di tecnologie pongono dei rischi, sia di tipo socio-economico, che di tipo culturale e psico-sociale.

Il rischio socio economico è in realtà un’opportunità che potrebbe diventare un rischio. Bill Gates ha detto che le AI ci permetteranno di lavorare meno. Concettualmente è certamente vero, il problema è che la stessa cosa sarebbe potuta accadere con la rivoluzione industriale, con l’avvento dell’automazione industriale e della robotica, in sostanza con l’evoluzione tecnologica. Con le macchine e le moderne tecnologie, la produttività di una persona, che in passato riusciva appena a produrre quanto bastava per se e per la propria famiglia, si è decuplicata per cui teoricamente sarebbe bastato lavorare un paio di ore al giorno per soddisfare il bisogno familiare. Quello che è successo invece nella realtà è che il surplus di produzione è stato assorbito da capitalisti usurai che hanno modificato il corso degli eventi per mantenere il popolo in uno stato di precarietà costringendolo a lavorare comunque il più possibile. Senza che ce ne sia resi conto la società è stata stravolta, la finanza è diventata virtuale, tutto è finito nelle mani di pochi e le scelte delle persone sono state illogiche e deleterie. E’ stato implementato un modello di società che ha trasformato l’uomo in bestiame, felice di riuscire a soddisfare i meri bisogni ancestrali, tutto questo sulla spinta di una propaganda criminale con cui i potenti sono diventati più potenti ed il popolo è rimasto popolo.

Una nota particolare, che meriterebbe argomentazioni separate, riguarda la questione Cina. Forse per interessi di alcuni capitalisti più spregiudicati o forse per stupidità politica, alla Cina è stata data la possibilità di fare concorrenza sleale e di mettere in essere artefatti subdoli per aspirare economia e produzione. In realtà quello che la Cina ha fatto è stato eliminare il concetto di valore aggiunto, sacrificandolo al “costo basso” per la concorrenza. Eliminato il valore aggiunto siamo stati tutti più poveri, in sostanza questo ha contribuito ad eliminare il salto economico che era stato reso possibile dall’innovazione tecnologica.

Tolti i vantaggi economici che le AI potrebbero avere, restano i rischi, le AI potrebbero sostituire l’uomo in molti lavori, cosi come hanno a suo tempo fatto le macchine. In un mondo nelle mani dei capitalisti con governi asserviti, questo significa certamente più disoccupazione.

Per quanto riguarda invece la questione culturale e psico-sociale, il pericolo delle AI risiede nella percezione che l’uomo ha delle AI stesse. Nel cervello umano, nella parte del subconscio in particolare (quello che per capirci è il nostro sistema operativo), le AI non sono contemplate perché sono un’entità apparsa di recente. Dato che le AI, soprattutto quelle che basano la loro “intelligenza” su ricerche in rete, apprendono dall’uomo e tramite l’uomo, non possono non avere “atteggiamenti” umani, in definitiva il nostro subconscio non capirà la differenza. La deriva pericolosa quindi potrebbe essere determinata dal fatto che l’essere umano percepisca le AI nella società come qualcosa di pari grado, e forse anche di grado superiore, le conseguenze sociali di tale ipotetica evenienza sono le più disparate ed imprevedibili.

Immaginare cosa potrà accadere non è facile, potrebbe essere stravolto il concetto di amicizia, di insegnante, magari anche di famiglia. Le abitudini quotidiane verrebbero certamente stravolte, gli usi e i costumi cambierebbero. La cosa che però più di tutte rende la questione preoccupante è l’uso che persone prive di scrupoli, magari gli stessi capitalisti che hanno reso il popolo bestiame, ne potrebbero fare. Per loro queste tecnologie rappresentano certamente un arma per rendere gli individui totalmente succubi, manipolabili e controllabili.

Purtroppo controllare il subconscio non è facile, è questo infatti da sempre il punto debole che ci espone a manipolazioni e condizionamenti. Per riuscire a “gestire” questo nuovo cambio epocale ci vuole molta consapevolezza in modo da restare sempre vigili e rieducare il nostro sistema operativo al corretto utilizzo di queste nuove tecnologie.

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